In passato, le adulterazioni erano punite con la morte
Durante il Medioevo, chiunque veniva sorpreso ad adulterare lo zafferano con ingredienti meno preziosi veniva bruciato vivo.
Nella Norimberga quattrocentesca e sotto il regno di Enrico VIII in Inghilterra, adulterare lo zafferano mischiandolo con qualcos’altro era un reato passibile della pena capitale.
Gli accusati venivano bruciati sul rogo o sepolti vivi con i loro prodotti illegali.
Non perché esistesse una particolare attenzione alla qualità, ma perché la spezia veniva usata anche come merce di scambio, cosmetico e tintura per colorare vestiti e tessuti.
Ancora oggi viene spesso adulterata o mescolata a surrogati: il migliore di questi è senz’altro il cartamo, che viene anche chiamato “zafferano falso” o “zafferano bastardo”.